Monitoraggio faunistico di un area dell’Appennino centrale
Verifica dello scenario ambientale di riferimento
Nell’ambito dell’iter autorizzativo per la realizzazione di una infrastruttura energetica è stato condotto un monitoraggio della componente Fauna in un’area dell’Appennico centrale (provincia di Chieti, Abruzzo). Nel corso del monitoraggio sono state individuate due aree di indagine che rispondevano ai seguenti criteri:
- Area di studio principale: ottenuta creando un buffer avente raggio di 1 km (superficie 314,2 ha) il cui centro corrisponde alla posizione dell’area di progetto. Essa rappresenta la porzione di territorio entro la quale più probabili sono i potenziali impatti significativi sulla componente indagata, generati dalla realizzazione/esercizio dell’opera;
- Area di studio vasta: ottenuta creando, secondo lo stesso criterio, un buffer avente raggio di 5 Km (superficie 7.854,0 ha). Sebbene essa includa porzioni di territorio in cui non sono attesi impatti ambientali significativi, si caratterizza per la presenza di aree sensibili (siti della Rete Natura 2000 e zone umide).
Diverse le componenti faunistiche indagate:
- Odonati: ottimi bioindicatori, grazie al loro stretto legame con le caratteristiche ambientali e vegetazionali di un dato territorio;
- Anfibi e Rettili: Pur appartenendo a due gruppi di Vertebrati diversi tra loro dal punto di vista biologico ed ecologico, entrambi sono estremamente sensibili alle perturbazioni ambientali e vengono quindi utilizzati come bioindicatori della salute di diversi habitat ed ecosistemi forestali e di acqua dolce
- Uccelli: possono fornire ottime indicazioni in veste di indicatori biologici sia dell’inquinamento chimico (come nel caso di insettivori o rapaci) che dell’alterazione della composizione e della struttura degli habitat (specie forestali o ecotonali).
- Mammiferi: non possedendo la capacità di dispersione degli uccelli (con l’esclusione dei chirotteri), risultano ancora più sensibili all’alterazione dell’habitat perché nei loro spostamenti possono essere ostacolati dalla presenza di ambienti alterati che isolano ambienti ancora idonei. I Chirotteri, in particolare, possiedono caratteristiche ecologiche che li rendono ottimi indicatori della presenza nell’ambiente di sostanze inquinanti di origine antropica (dieta esclusivamente insettivora, longevità degli individui).
Metodi
Odonati. Per il monitoraggio di questa componente sono state adottate differenti tecniche che vengono correntemente applicate a livello nazionale ed internazionale:
- Monitoraggio sistematico su percorsi campione: i rilievi sono stati condotti adattando la metodologia standardizzata proposta da Ketelaar & Plate, 2001, lungo transetti lineari di 100 metri, costituiti da una fascia di minimo 5 metri di ampiezza (due metri dalla riva e tre metri dall’acqua), al centro della quale si è mosso il rilevatore percorrendo a ritmo costante il transetto nelle ore più calde della giornata e in assenza di pioggia o vento forte;
- Monitoraggio opportunistico da punti di osservazione: nel caso in cui non fosse possibile individuare dei transetti presso alcuni specchi d’acqua, a causa ad esempio della presenza di vegetazione intricata lungo le sponde o per le ridotte dimensioni dei biotopi, sono stati effettuati punti di osservazione della durata di cinque minuti ciascuno. I conteggi sono stati condotti tra le 10.30 e le 16.30 nelle giornate calde (temperatura superiore a 22°C), soleggiate, con copertura nuvolosa inferiore al 75% e vento assente o debole.
Anfibi. Per il monitoraggio di questa componente nell’area d’indagine sono state adottate diverse tecniche di monitoraggio standardizzate a livello nazionale dall’ISPRA (Stoch e Genovesi 2016):
- Monitoraggio sistematico su percorsi campione: parte delle informazioni sono state raccolte mediante l’osservazione diretta su transetti lineari, attraverso la ricerca a vista degli animali lungo tratti prestabiliti di 250 metri; in caso di siti caratterizzati da acqua torbida o presenza di ricca vegetazione acquatica con conseguente scarsa visibilità, ove possibile, il fondo e le pareti del sito sono state perlustrate con l’ausilio di un retino o di un guadino, avendo la cautela di ridurre al minimo il disturbo. Durante la stagione riproduttiva l’accertamento della presenza delle specie è stata ricavata anche mediante il riconoscimento delle ovature;
- Monitoraggio opportunistico da punti di osservazione: dove le condizioni orografiche o morfologiche non consentivano la predisposizione di transetti, sono state condotte delle osservazioni dirette con indagine di tipo opportunistico, mediante ricerca a vista degli adulti e delle larve (anche con l’ausilio di un binocolo) in aree prestabilite di tutti gli ambienti idonei, quali ad esempio: ruscelli, torrenti, stagni e aree umide in generale, inclusi siti artificiali (canali, abbeveratoi, invasi per la raccolta dell’acqua).
Rettili. Anche per il monitoraggio di questa componente nell’area d’indagine sono state adottate diverse tecniche di monitoraggio standardizzate a livello nazionale dall’ISPRA (Stoch e Genovesi 2016):
- Monitoraggio sistematico su percorsi campione: l’attività di monitoraggio ha previsto di raccogliere le osservazioni dirette dei Rettili lungo transetti lineari prestabiliti di 1.000 metri, mediante ricerca a vista degli animali; per le specie schive e poco contattabili, il monitoraggio ha richiesto una ricerca attiva, sollevando ripari naturali e artificiali, o ispezionando muretti a secco e cavità;
- Monitoraggio opportunistico: l’attività su transetto è stata affiancata dall’osservazione diretta con ricerca di tipo opportunistico, mediante ricerca a vista degli individui in ambienti idonei. Per la ricerca di specie quali le testuggini palustri sono state perlustrate le rive delle zone umide e dei principali corsi d’acqua; nei siti con difficile accesso al corpo idrico ma con buona visibilità delle sponde anche a distanza, sono stati effettuate osservazioni con l’ausilio di un binocolo.
Uccelli. Per definire la comunità ornitica dell’area di studio, sono stati condotti rilevamenti basati su tecniche che si differenziano in base alla fenologia ed all’ecologia delle specie che compongono la comunità:
- Monitoraggio mediante punti di ascolto: la tecnica di rilevamento adottata per la definizione dell’avifauna nidificante è stata quella dei punti di ascolto (Points count) senza limiti di distanza (Blondel et al.,1981; Bibby et al.,1992, Bibby et al.,1998). Questo metodo di censimento consente di raccogliere dati sull’abbondanza relativa delle singole specie, permettendo di valutare cambiamenti nell’abbondanza osservata passando da un ambiente all’altro o da un periodo all’altro dell’anno;
- Monitoraggio visivo da punti di vantaggio: per l’avifauna legata alle zone umide durante la stagione riproduttiva, la metodologia impiegata è stata quella del Visual count come indicato dal protocollo di Voríšek et al. (2008), che consiste nell’effettuare una serie ripetuta di osservazioni dirette, condotte con l’ausilio di binocolo (10x42mm) e cannocchiale (20-60x80mm), da uno o più punti di osservazione privilegiati scelti in maniera tale da garantire un’adeguata osservazione degli ambienti acquatici e delle aree umide presenti.
Chirotteri. Per definire la comunità di chirotteri dell’area di studio sono stati condotti rilevamenti notturni basati su tecniche bioacustiche, che per la loro non invasività e l’elevato potenziale di informazioni in grado di fornire, hanno assunto negli ultimi anni sempre maggiore diffusione:
- Monitoraggio bioacustico (Bat detector): i segnali sono stati rilevati da punti fissi di ascolto e lungo transetti, modalità differenti che presentano aspetti positivi e negativi:
- Rilievo bioacustico da punti di ascolto: è una modalità che massimizza la contattabilità delle specie che hanno emissioni deboli ma al contempo i rilievi rischiano di essere eccessivamente caratterizzati dall’attività di singoli esemplari;
- Rilievo bioacustico lungo transetti: può comportare il rischio di perdere i segnali deboli, ma per contro permette di aumentare la superficie coperta e può permettere di contattare più esemplari.
Mesomammiferi. Per il monitoraggio dei mammiferi di medie dimensioni (Lagomorfi, Carnivori e Artiodattili), specie generalmente elusive e difficili da monitorare in aree complesse dal punto di vista orografico e della copertura forestale, sono stati utilizzati metodi complementari di indagine:
- Monitoraggio sistematico su percorsi campione: la ricerca attiva dei segni indiretti di presenza è stata eseguita lungo una rete di percorsi campione che sono stati perlustrati a piedi; l’ubicazione dei percorsi è stata individuata in base alla distribuzione delle differenti tipologie di uso del suolo, privilegiando gli agrosistemi con elementi naturali e quelle tipologie che conservano un maggior grado di naturalità. L’operatore ha rilevato i segni di presenza che potevano essere rappresentati ad esempio da tracce (impronte singole o piste), segni di alimentazione, escrementi, segni di marcatura (grattatoi, fregoni), giacigli, tane e ricoveri, come indicato dai protocolli APAT (2003);
- Monitoraggio mediante foto-trappole (Camera trap): tra le recenti tecniche dirette di monitoraggio della fauna selvatica che più di altre stanno dando un nuovo impulso alla ricerca faunistica, una posizione di primo piano riveste sicuramente la tecnica di “trappolaggio” fotografico consistente nell’utilizzo di sofisticati dispositivi di ripresa opportunamente disposti sul territorio. Questa tecnica, già collaudata e validata in numerose ricerche scientifiche in campo faunistico (Carthew & Slater, 1991; Crooks & Jones, 1998; Clevenger & Waltho, 2005; O’Connell et al., 2011), consente di collezionare dati con cui integrare le informazioni ottenute mediante altre metodologie.
Risultati
Odonati. Le specie di Odonati rilevate nell’area sono 23 (12 Zigotteri e 11 Anisotteri), che rappresentano il 24,0% di quelle segnalate in Italia (96 specie) ed il 46,0% di quelle segnalate per la regione Abruzzo (50 specie) (Riservato et al., 2014).
Anfibi. Le specie rilevate nell’area nel corso del monitoraggio sono 6 (2 Urodeli e 4 Anuri), che rappresentano il 40,0% di quelle segnalate in Abruzzo (15 specie) ed il 75,0% di quelle segnalate nell’area di studio vasta sulla base della bibliografia disponibile (Ferri et al., 2007, Formulario standard Natura 2000 delle ZSC/ZPS). Per quanto riguarda gli aspetti biogeografici, la comunità di Anfibi delineata dal monitoraggio è dominata da elementi endemici appenninici (Salamandrina perspicillata, Lissotriton italicus e Rana italica) e da quelli europei (Triturus carnifex, Lissotriton vulgaris meridionalis e Bufo bufo).
Rettili. Le specie rilevate nell’area nel corso del monitoraggio sono 9 (5 Sauri e 4 Serpenti), che rappresentano il 56,3% delle specie appartenenti all’ordine degli Squamati segnalate in Abruzzo (16 specie) ed il 75,0% di quelle segnalate nell’area di studio vasta sulla base della bibliografia disponibile (Di Tizio et al., 2008, Formulario standard Natura2000 delle ZSC/ZPS). Per quanto riguarda gli aspetti biogeografici, il monitoraggio restituisce una comunità erpetologica dominata da specie dell’Europa centro-occidentale (Podarcis siculus, Podarcis muralis, Lacerta bilineata, Chalcides chalcides, Tarentola mauritanica, Natrix tessellata, Natrix helvetica, Coronella girondica, Hierophis viridiflavus, Elaphe quatuorlineata, Zamenis longissimus e Vipera aspis) mentre l’unico endemismo italiano è rappresentato dall’Orbettino italiano (Anguis veronensis).
Uccelli. Le specie complessivamente rilevate nell’area sono 65 (22 non-Passeriformi e 43 Passeriformi), che rappresentano il 20,2% di quelle segnalate in Abruzzo (322 specie) ed il 41,1% di quelle che si riproducono nella regione (158 specie) (Pellegrini et al., 2007). Dal punto di vista biogeografico si sottolinea come il 29,2% delle specie contattate abbia un’ampia diffusione nella regione Paleartica e Paleartica-Orientale, mentre il 12,3% è limitato a quella Europea ed Eurocentroasiatico-mediteranea. Discreta risulta la componente oloartica (9,2%) costituita da sei specie (Gufo comune, Ballerina gialla, Rondine, Scricciolo, Gazza e Corvo imperiale), mentre gli elementi mediterranei sono rappresentati da un’unica specie (Sterpazzolina) e gli endemismi italiani da una sola specie (Passera d’Italia). Tra le specie segnalate nell’area di studio, numerose sono quelle considerate importanti dal punto di vista conservazionistico come posto in risalto dall’inclusione negli Allegati della Direttiva 2009/147/CE e dall’assegnazione delle categorie SPEC. In particolare 6 sono incluse in Allegato I della Direttiva ‘Uccelli’ (“specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione”: Succiacapre (Caprimulgus europaeus); Nibbio reale (Milvus milvus); Nibbio bruno (Milvus migrans); Falco pellegrino (Falco peregrinus); Averla piccola (Lanius collurio); Tottavilla (Lullula arborea).
Chirotteri. Sono state complessivamente analizzate 478 sequenze riferibili a Chirotteri registrate durante 27 ore di attività di campo, ripartite in nove sessioni di monitoraggio: tutti i punti di monitoraggio hanno fatto registrare la presenza di chirotteri. Nel complesso è stata accertata l’attività di 9 specie, 8 rilevate attraverso il monitoraggio bioacustico ed una, il Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus), rilevata a seguito del ritrovamento di un sito di riposo diurno occupato da tre individui. Le specie più importanti dal punto di vista conservazionistico sono tre: Barbastello (Barbastella barbastellus), specie inclusa in Allegato II della direttiva 92/43/CEE e considerata nella Lista Rossa IUCN dei Vertebrati italiani come ‘In Pericolo’ (EN) in quanto la popolazione, molto piccola e frammentata è legata in modo quasi esclusivo a boschi maturi con abbondanti alberi morti; Miniottero (Miniopterus schreibersii), specie inclusa in Allegato II della direttiva 92/43/CEE e considerata nella Lista Rossa IUCN dei Vertebrati italiani come ‘Vulnerabile’ (VU) per il declino fatto registrare dalla popolazione; Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus) specie inclusa in Allegato II della direttiva 92/43/CEE e considerata nella Lista Rossa IUCN dei Vertebrati italiani come ‘Quasi Minacciata’ (NT) poiché ha subito un forte declino in passato e sussistono ancora elementi di preoccupazione legati alla perdita di rifugi utili e, localmente, alla scomparsa di colonie.
Mesomammiferi. Le specie di Mammiferi di medie dimensioni rilevate nell’area sono 12 (1 Erinaceomorfo, 1 Soricomorfo, 1 Lagomorfo, 2 Roditori, 5 Carnivori e 2 Artiodattili). Dal punto di vista del rischio di estinzione a livello nazionale, si segnala il Lupo appenninico (Canis lupus italicus), segnalato su non meno di 11 transetti e in 4 siti di monitoraggio mediante foto-trappole, cui è attribuita una categoria di minaccia ‘Vulnerabile’ (VU) in quanto, la stima massima di popolazione in Italia è di 800 individui sul territorio nazionale, quindi con un numero di individui maturi necessariamente molto inferiore alla soglia di 1.000 per la quale una specie è valutabile in questa categoria. Particolarmente rilevante anche la presenza di Gatto selvatico (Felis silvestris), segnalato su almeno 1 transetto e in 2 siti di monitoraggio mediante foto-trappole, che rientra nella categoria di minaccia ‘Quasi Minacciata’ (NT) poiché, non si hanno a disposizione dati sufficienti per definire il trend e la consistenza della popolazione, e i dati sull’ibridazione sembrano essere preoccupanti.